ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 4
gennaio - aprile 2002

Beni Culturali - Mostre
beni culturali bordline contemporanea




LE ARTI DI EFESTO
Capolavori in metallo dalla Magna Grecia

Dall'8 marzo al 28 luglio 2002

Trieste
Scuderie del Castello di Miramare
strada Costiera

Orari:
Dalle 9,30 alle 18,30
con chiusura cassa della biglietteria 45 minuti prima
Chiuso il mercoledì, tranne i prefestivi e i festivi

Biglietti:
Interi Euro 7,00
Ridotti Euro 5,00
Ridotti scuole Euro 4,00

Informazioni e prenotazioni
Tel. 040/2247073
fax. 040/2247074

www.comune.trieste.it
www.leartidiefesto.com

Catalogo:
Silvana Editoriale



LE ARTI DEL FUOCO

Quali sono le arti di Efesto? Chi è Efesto? Alla seconda domanda si può dottamente rispondere: dio greco, figlio di Zeus, divinità del fuoco e della lavorazione dei metalli che nella sua officina nelle viscere dell'Etna, attorniato dai Ciclopi, modellava capolavori per dei, semidei, eroi; il fulmine di Zeus, le armi di Achille, il vaso di Pandora, lo scettro di Agamennone escono dalla sua incudine e dal suo martello. Per la prima invece è opportuno visitare la mostra che si tiene a Trieste, nelle Scuderie del Castello di Miramare, e che, con il sottotitolo "Capolavori in metallo dalla Magna Grecia" espone opere di altissimo livello in oro, argento, bronzo, uscite dalle officine di purtroppo sconosciuti artisti ellenici delle grandi città coloniali dell'Italia Meridionale. In effetti tra il VI e il III secolo a.C. la lavorazione dei metalli raggiunse livelli artistici e tecnici difficilmente superabili: la conquista romana, all'inizio del II secolo, segnò per tutto il Sud l'inizio di un periodo di decadenza, di stagnazione economica, di decremento demografico, di involuzione artistica. Ma prima, nel momento di massimo fulgore delle città-stato di Metaponto, Locri, Crotone, Sibari, Taranto, Hipponion, Paestum, le produzioni delle officine avevano un mercato vastissimo che giungeva da un lato al Mar Nero e dall'altro alle aree celtiche del Nord Europa; in mostra è esposta la riproduzione di un colossale cratere bronzeo decorato, rinvenuto a Vix, in Borgogna, nella tomba di una principessa celtica. Gli oggetti in mostra sono quasi seicento e sono divisi in cinque sezioni con una parte introduttiva, altre relative a reperti in bronzo, oro, argento, ed un'ultima riguardante la monetazione che, per le città magnogreche, fu occasione di esibire, in splendidi conii, l'emblema della città con scopi oltre che commerciali, promozionali e di immagine. La sezione del bronzo contiene statue, vasi, armi; le prime sono rarissime in quanto quasi sempre rifuse in epoche posteriori, i vasi invece sono più abbondanti perché era uso seppellire i defunti di alte classi sociali con un corredo di vasi per banchetto o toletta di grande qualità , superiore a quella degli oggetti d'uso comune. Poteva essere usato vasellame in ceramica dipinta o in bronzo ed abbiamo esposto il corredo di una tomba di Sala Consilina, di un principe non ellenico, contenente oggetti in bronzo per un simposio funebre. Gli ori e gli argenti, in gran parte provenienti dalle necropoli scoperte nell'800 nei dintorni di Taranto, mostrano la grande maestria degli artefici e la diffusione delle oreficerie anche in contesti non greci, in molti casi anche politicamente ostili come per i Bretti di Lucania e i Messapi e Japigi di Puglia. Un oggetto particolarmente significativo è un rhyton in argento dorato lavorato a sbalzo con l'uso della tecnica a niello che si credeva inventata dai Romani e che invece si scopre anteriore di secoli. Numerose le monete esposte provenienti da "tesoretti" ritrovati in varie zone, segno dell'avvicinarsi di tempi di insicurezza; notevoli le celebri monete siracusane di grande bellezza e qualità artistica. Nell'insieme il mondo magnogreco ci appare in uno dei suoi aspetti più famosi e affascinanti. Il Castello di Miramare fu costruito intorno al 1850 per Massimiliano d'Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe, poi fucilato in Messico. L'architetto Junker lo creò in stile neogotico insieme alle Scuderie, dove è ospitata la mostra, costituite da tre corpi di fabbrica ad un piano con una parte centrale e due ali.

Roberto Filippi