LE
ARTI DI EFESTO
Capolavori in metallo dalla Magna Grecia
Dall'8 marzo al 28 luglio 2002
Trieste
Scuderie del Castello di Miramare
strada Costiera
Orari:
Dalle 9,30 alle 18,30
con chiusura cassa della biglietteria 45 minuti prima
Chiuso il mercoledì, tranne i prefestivi e i festivi
Biglietti:
Interi Euro 7,00
Ridotti Euro 5,00
Ridotti scuole Euro 4,00
Informazioni e prenotazioni
Tel. 040/2247073
fax. 040/2247074
www.comune.trieste.it
www.leartidiefesto.com
Catalogo:
Silvana Editoriale
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LE ARTI DEL FUOCO
Quali sono le arti di Efesto? Chi è Efesto? Alla seconda
domanda si può dottamente rispondere: dio greco, figlio
di Zeus, divinità del fuoco e della lavorazione dei
metalli che nella sua officina nelle viscere dell'Etna,
attorniato dai Ciclopi, modellava capolavori per dei,
semidei, eroi; il fulmine di Zeus, le armi di Achille, il
vaso di Pandora, lo scettro di Agamennone escono dalla
sua incudine e dal suo martello. Per la prima invece è
opportuno visitare la mostra che si tiene a Trieste,
nelle Scuderie del Castello di Miramare, e che, con il
sottotitolo "Capolavori in metallo dalla Magna
Grecia" espone opere di altissimo livello in oro,
argento, bronzo, uscite dalle officine di purtroppo
sconosciuti artisti ellenici delle grandi città
coloniali dell'Italia Meridionale. In effetti tra il VI e
il III secolo a.C. la lavorazione dei metalli raggiunse
livelli artistici e tecnici difficilmente superabili: la
conquista romana, all'inizio del II secolo, segnò per
tutto il Sud l'inizio di un periodo di decadenza, di
stagnazione economica, di decremento demografico, di
involuzione artistica. Ma prima, nel momento di massimo
fulgore delle città-stato di Metaponto, Locri, Crotone,
Sibari, Taranto, Hipponion, Paestum, le produzioni delle
officine avevano un mercato vastissimo che giungeva da un
lato al Mar Nero e dall'altro alle aree celtiche del Nord
Europa; in mostra è esposta la riproduzione di un
colossale cratere bronzeo decorato, rinvenuto a Vix, in
Borgogna, nella tomba di una principessa celtica. Gli
oggetti in mostra sono quasi seicento e sono divisi in
cinque sezioni con una parte introduttiva, altre relative
a reperti in bronzo, oro, argento, ed un'ultima
riguardante la monetazione che, per le città
magnogreche, fu occasione di esibire, in splendidi conii,
l'emblema della città con scopi oltre che commerciali,
promozionali e di immagine. La sezione del bronzo
contiene statue, vasi, armi; le prime sono rarissime in
quanto quasi sempre rifuse in epoche posteriori, i vasi
invece sono più abbondanti perché era uso seppellire i
defunti di alte classi sociali con un corredo di vasi per
banchetto o toletta di grande qualità , superiore a
quella degli oggetti d'uso comune. Poteva essere usato
vasellame in ceramica dipinta o in bronzo ed abbiamo
esposto il corredo di una tomba di Sala Consilina, di un
principe non ellenico, contenente oggetti in bronzo per
un simposio funebre. Gli ori e gli argenti, in gran parte
provenienti dalle necropoli scoperte nell'800 nei
dintorni di Taranto, mostrano la grande maestria degli
artefici e la diffusione delle oreficerie anche in
contesti non greci, in molti casi anche politicamente
ostili come per i Bretti di Lucania e i Messapi e Japigi
di Puglia. Un oggetto particolarmente significativo è un
rhyton in argento dorato lavorato a sbalzo con l'uso
della tecnica a niello che si credeva inventata dai
Romani e che invece si scopre anteriore di secoli.
Numerose le monete esposte provenienti da
"tesoretti" ritrovati in varie zone, segno
dell'avvicinarsi di tempi di insicurezza; notevoli le
celebri monete siracusane di grande bellezza e qualità
artistica. Nell'insieme il mondo magnogreco ci appare in
uno dei suoi aspetti più famosi e affascinanti. Il
Castello di Miramare fu costruito intorno al 1850 per
Massimiliano d'Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe,
poi fucilato in Messico. L'architetto Junker lo creò in
stile neogotico insieme alle Scuderie, dove è ospitata
la mostra, costituite da tre corpi di fabbrica ad un
piano con una parte centrale e due ali.
Roberto
Filippi
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